15 novembre 2012
Andrea Cirio
il fratello minore
“Minore perchè ero il più piccolo dei tre fratelli, minore perchè la mia storia, il mio nome, il mio lavoro di orafo sono sempre restati nell'ombra rispetto al successo di Enrico. Nessun rancore o invidia: lui era l'eccellenza sotto tutti i punti di vista. Non ve ne possono essere due, di geni, in famiglia...”.
“Originalità avvincente, fantasia sconfinata, genialità arguta, esecuzioni impeccabili, materiali esclusivi: quante qualità rivelano le opere di Enrico, opere che non si possono descrivere nè comprendere appieno se non lasciandosi trasportare nel suo mondo di sogno, da quelle note descrittive che lui stesso dettava a commento delle sue creazioni, seguendo un'ottica personalissima nell'interpretazione della realtà e delle sensazioni che questa trasmette.
I suoi gioielli sono pure ed affascinanti emozioni, forse non sempre condivisibili da tutti, ma che lasciano Tutti nella certezza di trovarsi di fronte ad un grande maestro dell'arte capace di porsi in modo inconsueto dinanzi alla natura e alle sue innumerevoli espressioni, nella ricerca del perchè del Creato”.
“I contrasti con nostro padre, il desiderio di indipendenza, quel carattere indomabile. Non deve essere stato facile crescere uno spirito eclettico come Enrico. Ma onore al merito: tra il resto, fu lui a convincere i miei genitori a trasferirsi dai locali di ringhiera all'elegante spazio di via Monte di Pietà. Era il 1954: fu il grande salto che cambiò la vita di tutta la nostra famiglia”.
“Genio e sregolatezza: il suo stile era esageratamente personale. E fu questo a renderlo grande”.
“Originalità avvincente, fantasia sconfinata, genialità arguta, esecuzioni impeccabili, materiali esclusivi: quante qualità rivelano le opere di Enrico, opere che non si possono descrivere nè comprendere appieno se non lasciandosi trasportare nel suo mondo di sogno, da quelle note descrittive che lui stesso dettava a commento delle sue creazioni, seguendo un'ottica personalissima nell'interpretazione della realtà e delle sensazioni che questa trasmette.
I suoi gioielli sono pure ed affascinanti emozioni, forse non sempre condivisibili da tutti, ma che lasciano Tutti nella certezza di trovarsi di fronte ad un grande maestro dell'arte capace di porsi in modo inconsueto dinanzi alla natura e alle sue innumerevoli espressioni, nella ricerca del perchè del Creato”.
“I contrasti con nostro padre, il desiderio di indipendenza, quel carattere indomabile. Non deve essere stato facile crescere uno spirito eclettico come Enrico. Ma onore al merito: tra il resto, fu lui a convincere i miei genitori a trasferirsi dai locali di ringhiera all'elegante spazio di via Monte di Pietà. Era il 1954: fu il grande salto che cambiò la vita di tutta la nostra famiglia”.
“Genio e sregolatezza: il suo stile era esageratamente personale. E fu questo a renderlo grande”.