15 novembre 2012
Giorgio
Compagno di scuola e artigiano
“Eravamo compagni di classe alle scuole medie. Era il 1945 e, ancora in età pre-adolescenziale, Enrico dimostrava di essere già un bravo disegnatore. Ma non solo: durante le lezioni era solito portare con sè i primi lavoretti creati nel laboratorio del nonno. Ce l'aveva nel sangue, l'arte orafa...”.
“Non posso dire che sia stato grazie a lui, ma quando ci rincontrammo dopo 15 anni anche io ero diventato artigiano orafo. Entrambi avevamo imparato il mestiere cominciando dai lavori più umili e entrambi ci eravamo avvicinati a questo mondo sudando e sbagliando sulle tecniche originali della gioielleria anni '20 e '30: il che significava 'tutto a mano' e 'pezzi assolutamente unici'. Ricordo l'osso di seppia usato a mo' di stampo, il trapano manuale, l'ago del sarto impiegato al posto delle punte elica..”
“Non posso dire che sia stato grazie a lui, ma quando ci rincontrammo dopo 15 anni anche io ero diventato artigiano orafo. Entrambi avevamo imparato il mestiere cominciando dai lavori più umili e entrambi ci eravamo avvicinati a questo mondo sudando e sbagliando sulle tecniche originali della gioielleria anni '20 e '30: il che significava 'tutto a mano' e 'pezzi assolutamente unici'. Ricordo l'osso di seppia usato a mo' di stampo, il trapano manuale, l'ago del sarto impiegato al posto delle punte elica..”